Il Giardino

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Quando, nel 1980, decisi di occuparmi del Casoncello, piccolo podere di famiglia di un ettaro soltanto, abbandonato da oltre trent’anni, mi trovai di fronte ad una specie di giungla impenetrabile, fatta di rovi, robinie, clematidi ed altre piante ancora che erano liberamente cresciute cancellando il ricordo dell’antico coltivo.

Oggi a distanza di  trenta anni quel luogo, diventato “I Giardini del Casoncello”, dove le piante più diverse, affollandosi insieme, invadono gli spazi, prendono d’assalto gli alberi, restringono i passaggi e tappezzano i declivi, appare ancora come una giungla selvaggia, ma vi regna una atmosfera magica e suggestiva che invita ad addentrarvisi. Sono io che l’ho voluta così. Sono andata creandola poco alla volta, all’inizio senza quasi rendermene conto, poi sempre più cosciente dell’opera che prendeva forma, assecondando il mio grande amore per il mondo vegetale, seguendo il filo dei miei ricordi infantili, facendomi spesso complice o allieva di Madre Natura, senza però mai rinunciare ad una mia personale impronta.

Eliminando via via affollamenti eccessivi ma rispettando la nuova struttura che il tempo aveva dato al luogo e utilizzandola spesso come punto di partenza, ho iniziato a disegnare il “mio” Casoncello, attraverso una lenta opera di “sostituzione”, dando finalmente una presenza tangibile alle mie conoscenze botaniche ed esercitando il mio senso del bello anche attraverso l’uso dell’elemento vegetale.

Nella scelta delle piante il criterio è sempre stato dettato, dopo il vaglio della loro adattabilità, da esigenze estetiche, funzionali alla creazione, senza fare alcuna differenza fra comuni specie della nostra flora spontanea, trovate nei boschi o arrivate con il vento (all’inizio le sole che potevo permettermi), piante di paesi lontani o, ancora, rare e sofisticate ornamentali che, se pur parcamente, mi sono andata pian piano concedendo. Considero una caratteristica importante del giardino l’essere stato creato con disponibilità economiche minime, sopperendo a questa condizione con sacrifici e dedizione totale che, uniti alla conoscenza del mondo delle piante e dei processi naturali, negli anni gli hanno regalato una esuberanza ed una ricchezza vegetale non comune a trovarsi nelle nostre  zone.

Oggi il Casoncello ospita infatti una enorme varietà di specie diverse per aspetto, dimensione e provenienza, coltivate tutte secondo natura, applicando scrupolosamente tecniche di giardinaggio ecologiche e creando così un armonioso equilibrio tra vita vegetale e vita animale. Proprio per queste sue caratteristiche nel momento attuale in cui  ci si va sempre più accorgendo di quanto sia urgente proteggere e favorire la biodiversità ormai da tempo minacciata assume una grande importanza la principale “vocazione” di questo luogo che è quella di far conoscere con il suo esempio come sia possibile creare e curare un giardino rispettando la natura e addirittura agevolando la protezione dei suoi delicati meccanismi.

E’ per questo che ogni anno l’apertura al pubblico viene proposta solo attraverso visite guidate che conduco personalmente fino dal 1996. Ma a chi arriva al Casoncello , oltre alla parte propriamente didattica sui metodi di coltivazione viene proposto, nel pur limitato spazio di un ettaro, anche un enorme “campionario vegetale”, armoniosamente disposto a creare piacevoli  scene anche se, il più delle volte, libere e informali. Fra le tante piante esistenti, sono senz’altro i cespugli (dai suffruttici ai quasi piccoli alberi)  con il loro gruppo consistente ( circa 400 specie diverse fra autoctone ed ornamentali  vere e proprie originarie di altri paesi) a creare, durante il periodo della fioritura, scenari di esuberante bellezza.

Mi piacciono perché sono preziosi per disegnare gli spazi; spesso di crescita veloce, interessanti in tutte le stagioni; gioia per gli occhi e non soltanto perché regalano
anche profumi, sensazioni tattili, sapori. Amo lasciarli crescere liberi ed alcuni arrivano a diventare monumentali (come i grandi filadelfi del giardino dell’aia) e sono quasi sempre sicuri rifugi per tanti piccoli abitanti del giardino.Esistono spazi che sono invece popolati di piccoli arbusti fra cui anche cisti, phlomis ed altre specie mediterranee,insolite per il nostro Appennino. Vi è poi, soprattutto nel periodo primaverile, una profusione di spiree e lillà di diverso tipo, insieme a rose (quasi tutte botaniche o antiche) che spesso salgono sugli alberi a formare grandi e profumati ammassi fioriti.

Pianta del giardino

Se la struttura del giardino è affidata principalmente agli arbusti (gli alberi, in gran parte preesistenti, sono  in numero minore) che catturano subito l’attenzione per la loro appariscenza, crescono un po’ ovunque anche infinite erbe (alcune portate dal vento, altre naturalizzate poco alla volta) a creare  gli arazzi multicolori dei prati che sono da scoprire con un occhio più attento per poterne cogliere tutta la multiforme bellezza.

E poi c’è l’orto giardino, la parte più anarchica del mio territorio, senz’altro quella che amo di più, anche perché è stato il primo spazio ad essere coltivato, quando il giardino non era  certo ancora nei miei progetti. Quel luogo dal quale dovevamo trarre anche il cibo per la nostra tavola, mantiene ancora oggi la stessa struttura e nelle sue aiuole, che non hanno mai conosciuto nulla di chimico (come succede anche per il  resto del giardino) si affollano ortaggi di ogni tipo e provenienza, fiori, erbe profumate e piccoli frutti che vivono insieme felici. All’inizio dell’estate è quella la scena più “ricca“ di tutto il giardino, di una bellezza cromatica affascinante.

Dovrei continuare ancora a raccontarvi del giardino nel bosco, di quello nato lungo la strada, delle bordure fiorite, del frutteto giardino, del giardino delle erbe…ma ora vi lascio alle immagini.

Maria Gabriella Buccioli, creatrice e conduttrice dei Giardini


La storia                                    Passeggiata in giardino